La meditazione, diversamente dalla pratica delle asanas, che coinvolgono la psiche e il corpo, è un’attività puramente mentale; la concentrazione su un oggetto è, infatti, raggiunta solo con la mente. La pratica meditativa inoltre, rispetto, ad esempio, al recitare mantra, o cantare bhajan, è molto più potente per aumentare il potere di raccoglimento. La natura della mente è un flusso; imparando a dirigerlo con un preciso indirizzo non consentiamo alla mente di seguire la sua natura estroversa e produciamo calore, “tapas”, che ci permette di ottenere una purificazione. Tapas, in sanscrito, significa sia calore che austerità. Abbiamo bisogno di determinati confini perché, senza sponde, il fiume spargerebbe ovunque le sue acque; dentro un letto si ha, invece, una direzione ben precisa. La meditazione è una delle pratiche spirituali più sottili, cui si frappongono peraltro molti ostacoli. Essa però può condurre a sperimentare stati di pace e gioia, che, tuttavia, non sono ancora la meta. Rimanendo fermi sull’oggetto di meditazione, è possibile andare al di là, scindere la prakrti dal purusha, scoprire la nostra vera natura, realizzare un cambiamento nella comprensione della realtà.